La Liguria del Levante: itinerari di poeti e viaggiatori Recensione del libro: “La Liguria del Levante: itinerari di poeti e viaggiatori” di Marina Peirano

Ci sono posti di una bellezza unica ma che non sono sempre lì a portata di mano, facilmente raggiungibili. Vanno cercati, vanno inseguiti, vanno scoperti tramite passeggiate tra continui sali e scendi che tagliano il fiato. Tramite camminate in boschi rigogliosi, tramite discese repentine e risalite faticose, tramite impervi e struggenti sentieri che dialogano continuamente tra terra e mare. 

Per raggiungere questi luoghi basta munirsi di una poetica guida narrativa: “La Liguria del Levante: itinerari di poeti e viaggiatori” di Marina Peirano.

Per fortuna, tra questi continui cambi di rotta tra cielo, terra e mare c’è un “percorso madre” che tiene uniti tutti i tasselli. E per non smarrirsi tra la struggente bellezza dei luoghi de “La Liguria del Levante”, bisogna affidarsi a una strada che costeggia il Levante ligure da tempi immemori.

“Filo conduttore di questo costeggiare sarà dunque l’Aurelia, che è come un nastro srotolato lungo la costa frastagliata. Spesso questa antica strada romana lambisce quasi il mare, a volte se ne discosta per passare più alta sui fianchi dei monti, fra la vegetazione, regalandoci in questo caso interessanti panorami. Per trovare un ordine al nostro andare, l’Aurelia sarà il punto di riferimento principale, proprio come un filo sul quale sono allineati, perla dopo perla, un’infinità di gioielli”.

LA LIGURIA DEL LEVANTE

“La Liguria del Levante: itinerari di poeti e viaggiatori”. Il Golfo dei Poeti

Gli itinerari nel libro “La Liguria del Levante” perdono il via dai confini con la Toscana per giungere, “perla dopo perla”, fino a Genova.

E fin da subito, ci accorgiamo che due elementi ci accompagneranno in tutto il nostro viaggio: la terra e il mare. Due elementi ardui da queste parti, di una bellezza inarrivabile ma allo stesso tempo tenaci, rudi, aspri.

“Il ligure che ha abitato queste terre da tempi immemorabili ha imparato a convivere con questi due elementi naturali, con tenacia e accanimento li ha domati abitando le rocce aspre tramutate in paesini abbarbicati su di esse, coltivando i declivi scavati a terrazze, navigando questo mare, assorbendone tutta la rudezza”.

Il primo itinerario del libro “La Liguria del Levante” si svolge nel Golfo dei Poeti. Si parte da Sarzana, un vero concentrato di storia e monumenti, dominata dall’inespugnabile roccaforte nota come Fortezza di Sarzanello.

Dopo aver costeggiato tutto il Golfo dei Poeti e superata La Spezia, questo primo itinerario tra le pagine del “La Liguria del Levante” termina a Portovenere. Un luogo che sembra essere quasi la quintessenza degli struggenti paesaggi di queste zone.

Arrivati a Portovenere, siamo attratti come una calamita dalla chiesa di San Pietro. Con gli inconfondibili paramenti murari a fasce alternate bianche e nere, sembra quasi staccarsi dalla riva protesa come è sul suo scoglio nel mare. Un motivo che ritroveremo sovente quello delle chiese e dei castelli distesi nel mare, “come navi disposte a essere varate” come cantava il poeta Vincenzo Caldarelli.

Di fronte Portovenere e quasi a continuare idealmente la linea del golfo, si aprono le tre isole di Palmaria, Tino e Tinetto. Luoghi di incomparabile bellezza protetti dall’UNESCO nel sito noto come “Porto Venere, Cinque Terre e Isole di Palmaria, Tino e Tinetto”.

Le Cinque Terre

Tra Portovenere e le Cinque Terre si distende un paesaggio costiero impervio e selvaggio che precipita nel mare con imponenti strapiombi. Ma sfidando apertamente la natura, l’uomo è arrivato fin qui forse solo per godersi questi panorami da fine del mondo. Questi micro-insediamenti sono noti con il nome di Tramonti.

“Sono gruppetti di case che sembrano stare in punta di piedi come se una mano invisibile li avesse sparsi a caso sulla roccia, composti da una manciata di tetti; il mare sottostante non è facilmente raggiungibile, non offre approdi se non semplici attracchi per piccole barche in alcuni punti soltanto, è accessibile tramite vertiginose scalinate di gradini in pietra tutti diseguali (…)”.

Superati questi piccoli insediamenti al limite della realtà, entriamo in compagnia del libro “La Liguria del Levante” nel regno delle Cinque Terre.

Le Cinque Terre sono costituite da cinque borghi dall’atmosfera unica. Partendo da est, questi sono: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare.

Ognuno dei borghi, al di sopra del centro abitato presenta un piccolo Santuario di riferimento per la vita religiosa della comunità. Ciascun santuario è collegato verticalmente al rispettivo borgo tramite percorsi scoscesi utilizzati ancora oggi per svolgere le processioni dei riti religiosi. I cinque santuari sono poi collegati orizzontalmente tramite la spettacolare strada dei Santuari che, correndo a mezzacosta tra i terrazzamenti e le coltivazioni, offre degli impareggiabili scorci panoramici sull’intero territorio delle Cinque Terre.

Come per gli insediamenti funambolici di Tramonti, anche qui alle Cinque Terre l’uomo non si è tirato indietro di fronte ai declivi che scendono in picchiata nel mare. E con un lavoro paziente e certosino, è stato creato un sistema agricolo – quello dei terrazzamenti – unitario e perfettamente conservato in cui la fanno da padrone le coltivazioni di vigne ed olivi.

Da Sestri Levante all’arrivo a Genova

Gli itinerari nel libro “La Liguria del Levante” proseguono lungo le sponde del golfo del Tigullio. Da Sestri Levante a Portofino, passando per località a forte vocazione turistica come Chiavari, Rapallo e Santa Margherita Ligure.

Superata Portofino – con la sua atmosfera di mondanità ed eleganza – entriamo nel golfo Paradiso. Genova, la grande città, è ormai a poche decine di chilometri ma in questi territori così intensi c’è ancora spazio per luoghi sorprendenti.

La regina del golfo Paradiso è Camogli. Una cittadina dove il rapporto con il mare raggiunge i massimi livelli. Gli abitanti di questo posto sono stati per secoli marinai, capitani e armatori. E mentre navigavano sul mare, sulla terra costruivano gli antichi velieri. Tant’è che ancora oggi Camogli è conosciuta come la “città dai mille bianchi velieri”.

Tra le pagine de “La Liguria del Levante” c’è spazio anche per il palato. E qui, vince per distacco Recco con la sua fantasmagorica focaccia con il formaggio.

Ormai Genova è prossima ma il fascino di questi borghi dalle tinte pastello, stretti tra mare e monti, sembra non voler svanire mai. Boccadasse è il caso più emblematico di questa tenace resistenza: un paesino con una manciata di case coloratissime in prossimità del mare che sembra caduto come un meteorite nel paesaggio urbano. Basta guardarsi indietro e vedere stupiti la grande massa di palazzoni e strade della città.

“Qui finisce la prima metà dell’arco disteso sul mare, quell’arco sospeso tra la terra e il mare che è la Liguria. Alla fine di questo viaggio ne avrete percorso metà, perché Genova separa appunto la Riviera di Levante da quella di Ponente. È facile orientarsi da queste parti: si danno le spalle ai monti e si guarda il mare, a destra il Ponente, a sinistra il Levante, uniti entrambi dal connubio indissolubile di terra e mare, immerse, legate, stregate da un cielo che ora assume i colori dell’una, ora quelli dell’altro”.

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