L’epilogo della tragedia si consuma per le strade di Roma, violata e messa a sacco dai barbari; e per mano di un principe barbaro avviene il massacro dell’Augusto. A nessuno poteva sfuggire la drammatica simbologia di questi fatti terribili: la fine di Antemio fu il segno più evidente, per i contemporanei come per i posteri, dell’imminente rovina dell’impero d’Occidente
Umberto Roberto Tweet
Con questo articolo dedicato alla:
- Basilica di San Crisogono
ci addentriamo nel rione Trastevere a Roma.
La basilica è un luogo di culto di estrema importanza per la fede cattolica ma anche una sorta di “macchina del tempo” dal punto di vista archeologico. Poiché questa chiesa conserva, come un scrigno delle meraviglie, diversi livelli di stratificazione storica – ancora oggi perfettamente leggibili. Livelli che corrispondono a momenti importantissimi della lunga vita della città eterna.
Ma prima di scoprire la storia della basilica di San Crisogono, facciamo un salto in un passato oscuro e lontano. Siamo alle soglie della caduta dell’Impero romano d’Occidente. L’Italia è sconvolta da guerre fratricide e dall’avanzata dei barbari da ogni lato.
Più volte i barbari sono entrati a Roma mettendo a ferro e fuoco la città. E in una strana lotta per il potere, proprio sulla soglia dell’antica basilica di San Crisogono verrà compiuto un terribile omicidio.
La Basilica di San Crisogono: scene dalla fine di un mondo
Roma, 11 luglio dell’anno 472 d.C.
La bella stagione è nel suo pieno ma il cielo di Roma, quel giorno, non promette nulla di buono. Rovine, devastazioni e incendi hanno sfigurato il volto della caput mundi. La desolazione corre tra le strade della città e nelle vene dei cittadini romani atterriti da tanto accanimento.
Sul sagrato della chiesa del martire Crisogono si accalca una folla disperata. Umili, nobili e gente comune cerca riparo in questa isola in mezzo al mare della tempesta, un piccolo lembo di quiete nell’inferno della distruzione.
Scortato dai suoi fedelissimi, il capo dei barbari viola il porto franco della chiesa del martire Crisogono. La gente è terrorizzata. Ma a lui non interessa la folla indistinta che si assiepa nei pressi dello spazio religioso. Cerca soltanto un uomo.
E quando finalmente trova l’uomo vestito di stracci, il barbaro estrae la sua spada e con mano ferma e senza pietà alcuna lo decapita seduta stante.
Chi è il barbaro che si accanisce sul povero uomo e profana col suo gesto terribile uno spazio sacro? Chi è l’uomo che viene decapitato sul posto? In che contesto storico avvengono i tragici fatti che abbiamo appena narrato?
Siamo in un periodo molto difficile per l’Impero romano d’Occidente. Quasi al suo epilogo definitivo. Nell’anno 472 d.C., la città è oggetto di un lungo assedio da parte di truppe barbariche. Un assedio che, nel luglio di quello stesso anno, sfocerà in un altro dei terribili sacchi di Roma.
Ma la storia è un pochino più complessa di quello che si può immaginare. È vero che gli assedianti sono barbari ma allo stesso tempo sono militari da sempre al servizio dell’Impero. E che a un certo punto si scagliano contro la “madrepatria”.
Tutto si svolge a Roma ma i nostri protagonisti hanno nomi esotici. E, malgrado l’efferatezza degli eventi, sono incredibilmente imparentati tra loro.
I protagonisti del sacco di Roma del 472 d.C.
Il primo sfortunato protagonista è Antemio, imperatore romano d’Occidente dal 467 a quel nefasto 11 luglio del 472 d.C. L’uomo decapitato sul sagrato della chiesa, che sarà poi la basilica di San Crisogono, è proprio l’imperatore in carica. Dopo una valorosa resistenza, Antemio si era dato alla fuga. Abbandonati gli abiti imperiali, aveva cercato riparo nel porto franco della chiesa. Ma il suo piano andò in fumo sotto la spada del principe barbaro.
L’assassino di Antemio si chiama Gundobado, è il figlio del re Gondioc capo supremo dei Burgundi – popolazione barbara ma federata con l’impero. Gondioc – padre di Gundobado – aveva sposato la sorella di Ricimero, il terzo protagonista della nostra storia.
Ricimero è un barbaro di stirpe reale ma soprattutto è il magister militum praesentalis, e cioè il capo supremo dell’esercito imperiale. Mentre gli imperatori si succedevano sul trono d’Occidente, Ricimero fu la vera guida dell’impero per quasi venti anni.
Quando nel 465 d.C. morì l’allora imperatore Libio Severo, fu Ricimero a richiedere l’intervento di Leone I – imperatore d’Oriente. Dopo qualche tentennamento, Leone I nominò Antemio imperatore d’Occidente. E quando Antemio si insediò a Roma (nel 467 d.C.), a Ricimero fu chiaro che il nuovo Augusto non sarebbe stato un altro imperatore fantoccio. A quel punto, Antemio e Ricimero stipularono un atto di concordia e l’imperatore diede in sposa sua figlia Alypia al potentissimo generale barbaro.
La tregua familiare non era destinata a durare a lungo. Quando Antemio fece condannare a morte Romano, fedelissimo di Ricimero, esplose il bubbone. Ricimero e le sue truppe si stabilirono a Milano. E da qui il generale, con l’aiuto dei Burgundi e dei Vandali – questi ultimi acerrimi nemici dei Romani – organizzò l’assedio di Roma.
Un assedio che si concluse con il tragico sacco di Roma del luglio 472 d.C. e l’esecrabile decapitazione dell’imperatore Antemio.
La basilica di San Crisogono: una storia millenaria
Il truce assassinio dell’imperatore Antemio si consumò sul sagrato della basilica di San Crisogono. Quell’edificio sacro oggi esiste ancora. Basta recarsi in piazza Sonnino, nel rione Trastevere a Roma, per vederlo con i propri occhi.
Ma quello che ci troviamo di fronte non è esattamente lo stesso edificio del sacco del 472 d.C. Da quei terribili fatti sono passati più di 1.500 anni e il tempo ha fatto il suo corso in maniera inesorabile.
Entrati nell’attuale basilica di San Crisogono, ci dirigiamo fino alla sagrestia e qui imbocchiamo una scala che scende verso il basso. Una volta terminata la scala, ci troviamo all’interno dell’antichissima basilica paleocristiana. È questa la chiesa dove si consumò l’efferato omicidio dell’imperatore Antemio. I cui resti furono portati alla luce con le prime campagne di scavo avviate nel 1907.
La primitiva basilica di San Crisogono è un titulus. Termine con cui si indica un luogo di culto sorto su una struttura preesistente (spesso un’abitazione) collegabile alla vita dei santi a cui venivano dedicati.
Il luogo, in cui nel V secolo venne eretto il Titulus Chrysogoni, era precedentemente una domus romana che tempo prima aveva “ospitato” (forse agli arresti) Crisogono. Vescovo di Aquileia, martirizzato durante l’impero di Diocleziano.
La basilica di San Crisogono dell’era paleocristiana è costituito da un unico grande ambiente di forma rettangolare a navata unica. Ad una delle estremità si apre l’abside sopraelevato rispetto al piano della chiesa e affiancato da due ambienti minori. Dall’altra parte, era preceduta da un nartece.
La basilica medievale
Per i continui straripamenti del Tevere, la basilica di San Crisogono dell’era paleocristiana già dopo l’anno 1000 risultava interrata di circa 5-6 metri rispetto al piano stradale di quel tempo. Per tale motivo, nell’anno 1123 Giovanni da Crema – nuovo cardinale titolare della chiesa – decise di ricostruire dalle fondamenta la basilica di San Crisogono.
Caso singolare nella storia delle chiese di Roma, la nuova basilica di San Crisogono non è stata edificata esattamente sopra quella vecchia. Ma risulta spostata di alcuni metri verso destra rispetto alla precedente.
I lavori promossi dal cardinale Giovanni da Crema procedettero spediti. Tant’è che il 7 agosto dell’anno 1127, come testimonia una epigrafe conservata ancora oggi, veniva consacrato il nuovo altare della chiesa. Mentre i lavori per la costruzione della nuova basilica di San Crisogono furono definitivamente terminati già nel 1129.
La medievale basilica di San Crisogono era decisamente più grande di quella paleocristiana. All’interno la chiesa è a tre navate, divise da due file di 11 imponenti colonne di spoglio, ciascuna con abside semicircolare. Mentre all’esterno è proceduta da un portico e affiancata sul lato destro da un imponente campanile romanico a cinque ordini e a base quadrata.
La basilica attuale
Tuttavia, giungendo oggi dinanzi alla basilica di San Crisogono ci accorgiamo che – rispetto alla descrizione fatta poco prima – qualcosa sembra essere cambiato nuovamente.
L’impianto volumetrico di base non ha subito grosse variazioni rispetto agli anni 1123-1129. Risultano ancora in situ notevoli brani dell’edificazione medievale come le colonne di spoglio delle navate, le due grandiose colonne in porfido rosso dell’arco trionfale e lo straordinario pavimento cosmatesco. All’esterno, invece, è ancora visibile la monumentale mole del campanile romanico.
Negli anni ’20 del 1600, il cardinale Scipione Borghese – mecenate dei grandi artisti dell’epoca barocca e nipote di papa Paolo V – promuove una nuova ristrutturazione della basilica di San Crisogono.
All’interno della chiesa vengono rifatti i capitelli, messo in opera il soffitto ligneo a cassettoni, realizzato un nuovo ciborio a copertura dell’altare, rimodellate le finestre che danno luce alla navata principale. Mentre all’esterno viene rinnovata la facciata e il portico. Nel portico di età barocca vennero ricollocate le quattro colonne di granito già presenti in quello medievale. Sull’architrave del portico figura il nome di Scipione Borghese e l’anno di ricostruzione della chiesa: 1626. Mentre al di sopra dell’architrave appaiono le aquile e i draghi, simboli araldici della famiglia Borghese.
Come spesso succede a Roma, in un unico posto è possibile assaporare lo scorrere del tempo, dei secoli e dei millenni. Nella basilica di San Crisogono possiamo ammirare in un solo colpo d’occhio diverse epoche storiche.
E per un momento, rimanendo sempre lì davanti, possiamo immedesimarci nei cittadini romani della tarda antichità o nelle maestranze medievali dell’età romanica o ancora nei grandi artisti dell’età barocca che qui operarono. E sentire su di noi lo scorrere del tempo e la forza inesorabile dell’arte e della storia.