Chiunque qui vede i segni della Sapienza d’Egitto scolpiti sull’obelisco, sorretto dall’elefante, la più forte delle bestie, intenda questo come prova che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza
Dalla targa posta alla base del monumento in piazza della Minerva Tweet
In questo articolo passeremo in rassegna gli:
- Obelischi di Roma.
E dopo aver esaminato i grandi obelischi di Roma, questa volta ci concentreremo su quelli che, affettuosamente, abbiamo definito minori.
Stiamo parlando dei 5 obelischi di Roma, dei 13 complessivi risalenti ai tempi antichi, con una altezza inferiore ai 10 metri. La differenza tra “maggiori” e “minori” è solo uno espediente letterario per narrare al meglio questi oggetti straordinari. Considerando la loro durata millenaria, tutti gli obelischi di Roma portano sulle proprie spalle delle storie incredibili che aspettano solo di essere narrate.
Alla fine dell’articolo faremo una rapida carrellata di tutti gli obelischi di Roma trattati nei diversi articoli. Dal più grande al più piccolo, in modo da avere tutte le informazioni necessarie sempre a portata di mano.
Ma prima di scoprire gli ultimi cinque obelischi di Roma, gustiamoci una storia straordinaria che vede protagonisti uno dei più grandi artisti di sempre ed un simpatico e innocuo… elefantino!
Gli obelischi di Roma: il mitico elefantino
Roma, anno 1667.
La piazza antistante la chiesa di Santa Maria sopra Minerva è tirata a lucido. È tutto pronto per l’inaugurazione del nuovo monumento che avrebbe donato maggior lustro a questo slargo. Si aspetta solo l’arrivo del papa Alessandro VII per abbassare definitivamente il sipario. Ci piace immaginare che Gian Lorenzo Bernini e Ercole Ferrata, rispettivamente autore ed esecutore dell’opera, siano già lì in prima fila in attesa dell’evento clou. Sembra quasi di leggere un accenno di ghigno beffardo sul volto del Bernini, ma forse è solo una nostra impressione.
Più impazienti e frenetici di tutti sono i frati domenicani che qui sono di casa. Gestiscono l’importante chiesa, nel giardino del loro convento è stato rinvenuto l’obelisco e il convento affaccia proprio sulla piazza. Ma quando il sipario viene giù, i domenicani schierati al gran completo lungo le pareti del convento non possono credere ai loro occhi. Sono letteralmente increduli davanti allo spettacolo che gli si para di fronte. Il simpatico elefantino con in groppa l’obelisco, ideato dal Bernini, mostra letteralmente le terga ai domenicani e al loro convento.
Quel gran genio del Bernini, alle soglie dei 70 anni, non aveva perso quello spirito baldanzoso che l’aveva sempre contraddistinto. Forse la disposizione del monumento e dell’elefantino in tal modo è solo una casualità o forse il grande scultore aveva voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Per vendicarsi del fatto che i domenicani avevano pesantemente interferito sull’opera limitando la sua libertà espressiva ed artistica. Il re del Barocco sapeva quando era il momento di ritirarsi dalla polemica. Ma da uomo e artista navigato qual era, aveva tutte le carte in regola per potersi vendicare all’occorrenza dei suoi avversari.
L’elefantino della discordia
Ma vediamo con ordine come si svolsero i fatti. Venuto alla luce nel 1665 nei pressi del convento dei domenicani, si decise subito di montare scenograficamente l’obelisco su un monumento più ampio da collocare poi al centro dello slargo davanti alla chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
Sembra che anche i domenicani, tramite padre Domenico Paglia, presentarono un loro progetto per il monumento che però fu respinto dal papa Alessandro VII Chigi. A questo punto, per soddisfare il pontefice suo mecenate a Santa Maria del Popolo e non solo, Bernini mise a lavoro mezza bottega ideando svariate soluzioni. Quella che il papa preferì fu la soluzione dell’elefante obeliscoforo (porta obelisco). Immagine desunta, con buona probabilità, da un’incisione contenuta in un libro molto in voga a quei tempi: l’ Hypnerotomachia Poliphili.
Naturalmente, Bernini non si fece problemi a piazzare l’obelisco sulla groppa dell’elefantino senza mettere nessun tipo di sostegno sotto il ventre dell’esotico animale. Quello di inserire un elemento alto e pesante al di sopra di uno spazio cavo, era una soluzione che aveva già sperimentato in maniera ancora più ardita a piazza Navona. Nella celeberrima Fontana dei Quattro Fiumi dove l’Obelisco Agonale si staglia su una finta roccia traforata.
Ma i domenicani erano un po’ pignoletti su alcune cose e imposero l’inserimento di un sostegno al di sotto del ventre dell’elefante. In tal modo, a detta loro, si otteneva una maggiore armonia tra il pachiderma e la pesante stele superiore. Forse, nemmeno il papa voleva discutere con i domenicani e Bernini fu costretto a inserire questo elemento di sostegno. Il tutto appesantiva oltremodo l’intera composizione ma Bernini sapeva bene quando era il momento di cedere il passo.
Ma l’artista non dimenticò certo la cosa. E la sua vendetta venne servita puntuale e con grande ironia al momento dell’inaugurazione del monumento. Lasciando sgomenti i domenicani e meravigliati tutti noi che ancora oggi possiamo ammirare un simile capolavoro.
Gli obelischi dell’Iseo Campense
L’Obelisco della Minerva venne ritrovato negli anni ’60 del 1600 nei pressi del convento dei domenicani della chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Nei dintorni, al tempo dei romani, qui c’era il cosiddetto Iseo Campense – luogo di culto dedicato alla dea egizia Iside. E in questo luogo venne collocato dall’imperatore Domiziano dopo averlo trasportato dall’Egitto. L’attuale collocazione, in piazza della Minerva e di fronte la chiesa di Santa Maria sopra Minerva, dista pochi metri da quella del ritrovamento. L’obelisco, alto senza base 5,47 metri circa, venne inserito in un monumento più ampio disegnato dal Bernini ed eseguito dal suo allievo Ercole Ferrata. In groppa al celeberrimo elefantino, l’Obelisco della Minerva si trova qui dall’anno 1667.
A poche decine di metri da quello della Minerva, posizionato in piazza della Rotonda e davanti al Pantheon troviamo il cosiddetto Obelisco Macuteo. Anche noto come Obelisco del Pantheon. Come il precedente, anche questo era un originale egizio e fu portato nell’Iseo Campense sempre all’epoca di Domiziano. Come l’altro, venne alla luce nei pressi della chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Posizionato in piazza di San Macuto (da qui l’aggettivo Macuteo), venne poi spostato nel 1711 nella sua attuale posizione per volontà del papa Clemente XI Albani. È alto 6,34 metri senza base.
L’Obelisco Matteiano si trova attualmente nei giardini di Villa Celimontana ed è anche noto come Obelisco di Villa Celimontana. La sua storia differisce un pochino dagli altri perché in era moderna venne donato a Ciriaco Mattei. Questi era un ricco cittadino privato che, negli anni ’80 del 1500, fece sistemare la stele nella sua villa al Celio (attuale Villa Celimontana). Segue la storia dei due precedenti obelischi perché portato a Roma all’epoca di Domiziano e ritrovato nell’Iseo Campense. In epoca medievale, venne innalzato sul Campidoglio in prossimità della chiesa di Santa Maria in Aracoeli. Dopo due secoli circa, venne spostato nell’attuale Villa Celimontana e si trova qui ancora oggi, forse in una posizione diversa da quella voluta da Ciriaco Mattei. Dopo un ulteriore abbandono venne infatti nuovamente innalzato, e questa volta definitivamente, tra il 1817 e il 1820. È alto appena 2,68 metri senza base, pertanto è il più piccolo in assoluto tra i tredici obelischi di Roma. Sicuramente, si tratta solo della parte sommitale di una stele più alta che rimase interrata.
Gli ultimi obelischi innalzati in ordine cronologico
L’Obelisco Pinciano risale ai tempi dell’imperatore Adriano ed era dedicato ad Antinoo, il giovane amato dal principe romano che morì annegato nel Nilo e che Adriano in seguito divinizzò. La stele venne spostata più tardi da Eliogabalo nella spina del cosiddetto Circo Variano, ricadente nella vasta residenza imperiale nei pressi dell’attuale Porta Maggiore. In era moderna, l’obelisco passò di mano in mano tra vari pontefici fino a che Pio VII lo fece collocare definitivamente sulla collina del Pincio nel 1822. L’Obelisco Pinciano misura circa 9,25 metri senza base ed è stato il penultimo ad essere collocato definitivamente in ordine di tempo tra tutti gli obelischi di Roma.
L’Obelisco di Dogali è stato l’ultimo ad essere rialzato in ordine cronologico tra gli obelischi di Roma. Originale egizio dei tempi di Ramses II, venne ritrovato anche questo nell’Iseo Campense nei pressi della chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Innalzato nel 1887 nello slargo antistante la stazione Termini, commemorava i circa 500 soldati italiani caduti pochi mesi prima nella battaglia di Dogali in Eritrea. È di fatto un monumento ai caduti e più tardi venne spostato nella sua sede attuale: in via delle Terme di Diocleziano, a poche centinaia di metri dalla stazione Termini. È alto circa 6,34 metri senza base.

TABELLA RIASSUNTIVA DEGLI OBELISCHI DI ROMA
Dopo aver passato in rassegna tutti gli antichi obelischi di Roma, dal più grande al più piccolo, di seguito proponiamo una tabella riassuntiva con tutti i dati principali da utilizzare all’occorrenza.
