Il fine principale, che ebbero gli Egittij nel fare gli Obelischi, fu di honorare il sole, secondo la loro religione rappresentando in essi misteriosamente i raggi solari secondo le scienze loro
Monsignor Michele Mercati Tweet
In questo articolo passeremo in rassegna gli:
- Obelischi di Roma.
La nostra carrellata, saltando di guglia in guglia, toccherà gli obelischi maggiori della città; quelli più alti in assoluto per intenderci. Ma per non far torto a nessuno, avremo modo di parlare anche di quelli piccini e delle loro incredibili storie.
Gli obelischi di Roma sono delle vere macchine del tempo. Sulla loro epidermide granitica sono trascorsi interi millenni mentre intorno ad essi si susseguivano decine di popoli. Hanno solcato i mari per ritrovarsi catapultati dall’altra parte del Mediterraneo. Sono stati innalzati, atterrati e innalzati nuovamente decine di volte dando vita a imprese titaniche, tramandate nei libri e nelle leggende popolari.
Tengono uniti in maniera ideale tre periodi storici della civiltà umana. Gli antichi egizi che li innalzarono dedicandoli a Ra, il dio sole. Gli imperatori romani che li fecero trasportare nella Caput Mundi a gloria eterna del loro dominio sul mondo. E i papi del mondo cristiano che decisero di farli riemergere dalla polvere per dedicarli alla potenza del Dio cristiano.
Tutto questo (e altro ancora) si nasconde dietro gli obelischi di Roma.
Gli obelischi di Roma: dall’Egitto alla città eterna
Roma, anno 357 d.C.
Il volto dell’imperatore, quel giorno, era radioso. Un luce di gioia brillava nei suoi occhi mentre ammirava l’enorme stele che, puntando diretta verso il sole, sfolgorava imperiosa sotto il cielo di Roma.
Facendo innalzare l’enorme obelisco egizio nella spina del Circo Massimo, l’imperatore Costanzo II aveva realizzato un capolavoro ideologico senza precedenti. Oltre a togliersi una soddisfazione personale non da poco per l’impresa titanica compiuta.
I fatti sono questi. Già Ottaviano Augusto aveva cercato di portare a Roma l’enorme stele ma senza successo. Dopo tanti decenni di silenzio, fu Costantino – il primo imperatore cristiano – ad avviare il grande trasferimento. Ma la sua azione, dopo un eroico trasporto dell’obelisco sul Nilo dall’antica città di Tebe, si fermò ad Alessandria d’Egitto.
A quel punto, l’obelisco aveva già percorso una distanza enorme ma si trovava ancora in Egitto. Fu quindi Costanzo II, figlio ed erede di Costantino, a prendere in mano la situazione. Probabilmente, il padre aveva destinato l’obelisco a Costantinopoli la nuova capitale imperiale ma le idee di Costanzo, a tal proposito, erano diverse. Con uno sforzo immane l’obelisco fu trasportato per mare da Alessandria fino alla costa laziale. Dopo aver risalito il Nilo in precedenza, la stele si apprestava ora a immergersi nelle acque del Tevere. Fatto sbarcare in città nella zona Ostiense, l’ultimo sforzo fu quello di trascinare il gigante di pietra fino al Circo Massimo.
Qui, finalmente, l’obelisco venne issato nella spina dell’arena accanto a quello fatto portare nello stesso luogo da Augusto nell’anno 10 a.C. Costanzo II aveva così omaggiato sia il padre Costantino sia Augusto – il primo imperatore – sancendo, in un sagace disegno politico, l’unità del potere imperiale.
Gli Obelischi di Sisto V (prima parte)
L’epoca d’oro degli obelischi di Roma in età moderna coincide con il pontificato di Sisto V. Negli anni che vanno dal 1585 e il 1590, il papa si fa portavoce di una profonda rivoluzione urbanistica della città. E nell’ampio disegno di rinnovamento urbanistico noto come piano sistino, gli obelischi egizi avrebbero svolto la funzione di “fari urbani”.
Oltre all’Obelisco Vaticano posizionato in asse con la basilica di San Pietro nel 1586, durante il pontificato di Sisto V furono innalzati altri tre obelischi egizi. Sempre sotto la sapiente guida dell’architetto Domenico Fontana. Conosciamoli da vicino.
L’Obelisco Esquilino si trova in piazza dell’Esquilino, davanti all’abside di Santa Maria Maggiore. E fu posizionato qui nel 1587. Il luogo non è certo casuale perché la basilica di Santa Maria Maggiore rappresentava il nodo principale del piano urbano sistino. A differenza di altri, l’Obelisco Esquilino non è antichissimo; venne commissionato dagli imperatori romani e si trovava originariamente nell’area del Campo Marzio. Qui divideva il posto con un “obelisco gemello” di cui parleremo tra poco.
Rinvenuto nelle adiacenze di via di Ripetta già nei primi decenni del ‘500, fu lasciato in loco spezzato in più parti fino all’avvento di Sisto V e al suo collocamento nella posizione che occupa tutt’ora. È privo di geroglifici e senza base misura 14,75 metri circa. È il più basso tra quelli voluti da Sisto V ed è il sesto in ordine di grandezza tra tutti gli obelischi di Roma.
Gli Obelischi di Sisto V (seconda parte)
Il terzo obelisco innalzato dal papa fu l’Obelisco Lateranense che giganteggia (è proprio il caso di dirlo) in piazza San Giovanni in Laterano dal 1588. È senza ombra di dubbio l’obelisco dei primati. Innanzitutto è più antico tra gli obelischi di Roma; risale al XV sec. a.C. quando in Egitto regnava il faraone Tutmosi III. Ha quasi 3.500 anni di età per intenderci. Estratto dalle celeberrime cave di Assuan, venne poi innalzato nell’antica Tebe. Fatto trasportare a Roma dall’imperatore Costanzo II, nell’anno 357 d.C. venne posizionato nella spina del Circo Massimo accanto a quello di Augusto (poi noto come Obelisco Flaminio). Con i suoi 32,18 metri circa (senza base), l’Obelisco Lateranense è il più alto degli obelischi di Roma. Con la base e la croce alla sommità supera addirittura i 45 metri.
L’ultima stele fatta mettere in opera da Sisto V fu l’Obelisco Flaminio, posizionato nel 1589 al centro di piazza del Popolo. Risale al XIII secolo a.C. ai tempi dei faraoni Seti I e Ramses II e si trovava originariamente nella città di Eliopoli. Fu portato a Roma da Augusto nell’anno 10 a.C. e posizionato nella spina del Circo Massimo. Più tardi, venne affiancato dall’obelisco di Costanzo II (oggi noto come Lateranense). Dopo la fine dell’impero, entrambi gli obelischi caddero al suolo e vennero per secoli dimenticati sotto la polvere e i detriti. Ma l’eco della loro grandezza non si perse mai nella memoria degli uomini. Quello di Augusto venne riportato alla luce nel 1587 e due anni dopo sistemato a pochi metri dal termine della via Flaminia. Per questo è noto come Obelisco Flaminio ed è alto (senza base) circa 23,20 metri (il terzo in ordine di altezza tra obelischi di Roma).
Gli altri grandi obelischi di Roma
Gli antichi obelischi di Roma (risalenti al tempo degli egizi o dell’impero romano) sono in tutto 13. Dopo i quattro di Sisto V, passiamo ad osservare ora gli altri 4 obelischi maggiori per altezza.
Anche questi, in epoca moderna, sono risuscitati per volontà di alcuni pontefici. L’Obelisco di piazza Navona (o Agonale) deve il suo posto d’onore ad Innocenzo X della famiglia Pamphili che qui lo fece collocare a metà del ‘600.
Ma partiamo dal principio. Innanzitutto, si tratta di un obelisco di epoca romana dei tempi di Domiziano. In origine, doveva trovarsi in prossimità del tempio di Iside in Campo Marzio (noto anche come Iseo Campense). Massenzio, più tardi, lo fece trasportare nel suo circo sull’Appia Antica. Dopo la fine dell’impero rimase qui fino alla metà del ‘600, adagiato nella polvere e spezzato in più parti.
A quel punto, per opera del papa Innocenzo X Pamphili e dopo il necessario restauro, venne spostato in piazza Navona (l’antico circo di Domiziano). Per essere posto a “coronamento” della fantasmagorica fontana progettata dal re del Barocco. Con i suoi 16,54 metri circa di altezza (senza base) domina dal 1651 una delle piazze più belle del mondo. Ed è il quinto in assoluto in ordine di altezza tra gli obelischi di Roma.
Il primo obelisco di Pio VI
Gli altri tre obelischi maggiori (Quirinale, Sallustiano e Campense) devono ringraziare papa Pio VI Braschi per essere stati risollevati dalla polvere negli ultimi decenni del ‘700.
L’Obelisco del Quirinale è praticamente gemello dell’Obelisco Esquilino.
Entrambi sono di epoca romana, erano posizionati in prossimità del Campo Marzio e sono privi sia dei geroglifici che della cuspide piramidale alla sommità.
Anche come altezza siamo lì: l’Obelisco del Quirinale misura (senza base) circa 14,64 metri, solo una decina di centimetri più basso dell’altro (è il settimo in ordine di altezza tra gli obelischi di Roma).
Anche questo riemerse all’inizio del 1500 ma a differenza del gemello venne interrato nuovamente. Venuto alla luce ancora una volta nel 1781, si decise poi di sistemarlo davanti al palazzo del Quirinale. L’operazione venne portata a termine nel 1786 dal papa Pio VI e dall’architetto Giovanni Antinori, la cui iniziativa in merito non era destinata a finire qui. C’erano altri due obelischi di Roma da risollevare e glorificare a Dio.
Un nuovo sodalizio papa-architetto
I due furono gli artefici del posizionamento dell’Obelisco Sallustiano che, tra il 1787 e il 1789, venne inserito nello spettacolare scenario di piazza della Trinità dei Monti. Da qui l’obelisco, con i suoi 13,90 metri circa di altezza senza base (ottavo in ordine di altezza tra gli obelischi di Roma), svetta su una scenografia unica. Si erge sulla scalinata di Trinità dei Monti e su piazza di Spagna, abbracciando con la vista i tetti e le cupole di Roma e dialogando a distanza con l’Obelisco Esquilino. Incerta rimane la sua data di arrivo a Roma dall’Egitto. Una volta nella città eterna, si trova attestato per secoli negli antichi Horti Sallustiani.
L’Obelisco Campense, come quello Flaminio, giunse a Roma con Augusto ma in questo caso di decise di sistemarlo nell’area del Campo Marzio. Qui trovava posto vicino ad altri monumenti legati all’imperatore come l’Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto. Anche questa stele proveniva da Eliopoli e risale al VI secolo a.C., ai tempi del faraone Psammetico II. Nel Campo Marzio fungeva invece da gnomone solare: era praticamente una gigantesca meridiana. Crollato al suolo ma mai dimenticato, venne rimesso in sesto in tempi molto più recenti. Dobbiamo arrivare al 1792 per rivederlo svettare nell’attuale piazza di Montecitorio sempre ad opera di papa Pio VI e dell’architetto Giovanni Antinori. È il quarto in assoluto per altezza tra gli obelischi di Roma: tocca quasi quota 22 metri senza base.
“Roma è proprio la città che, ancora oggi, nonostante le distruzioni avvenute per motivi diversi, conserva il maggior numero di obelischi egizi e che di questo monumento venuto dall’altra parte del Mediterraneo ha fatto uno dei suoi segni distintivi” (Fiorenza Cilli).