Gian Lorenzo Bernini e la Fontana dei Quattro Fiumi …cronaca di una rivincita

Questo disegno non può essere di altri, che del Bernino (…); onde bisognerà per forza servirsi del Bernino a dispetto di chi non vuole, perché a chi non vuol porre in opera le sue cose, bisogna non vederle

Gian Lorenzo Bernini è sempre sulla cresta dell’onda. Nel bene e nel male, nei successi (infiniti) e nelle disfatte (pochissime).

Nell’articolo dedicato ai campanili di San Pietro, abbiamo narrato la storia del più atroce fallimento di Gian Lorenzo Bernini.

Una storia in cui la demolizione degli sciagurati campanili andava di pari passo con la distruzione della fulgida carriera artistica di Gian Lorenzo Bernini.

Ma un artista coriaceo, tenace e resistente e dalla creatività esuberante e infinita come lui non poteva certo arrendersi così. I campanili di San Pietro segnarono un punto di arresto del suo processo creativo ma non la parola fine della sua carriera lunghissima e rigogliosa. Come la fenice che risorge dalle sue ceneri, anche la stella di Gian Lorenzo Bernini era destinata a brillare nuovamente.

Perché dopo una disfatta, per quanto cocente possa essere, deve esserci sempre una rivincita…

Quella che stiamo per raccontare è la storia della rivincita di Gian Lorenzo Bernini. La storia della Fontana dei Quattro Fiumi.

Gian Lorenzo Bernini: cronaca di una rivincita

Roma, mese di marzo dell’anno 1647.

Il papa Innocenzo X fa il suo ingresso trionfale nella basilica di San Pietro. I rapporti di forza sono (o almeno sembrano) ben chiari a tutti. In quel giorno viene inaugurato il monumento funebre di Urbano VIII, il papa della famiglia Barberini predecessore di Innocenzo X Pamphili.

L’occasione è solenne ma il papa regnante presenzia solo per una questione puramente formale che per sua volontà diretta. Tutti sono a conoscenza della guerra senza quartiere che Innocenzo X sta conducendo contro la famiglia Barberini. E della damnatio memoriae a cui il papa ha condannato il suo predecessore, reo di aver dissanguato le casse pontificie.

La lotta intestina tra le due famiglie aveva coinvolto, a suo discapito, anche Gian Lorenzo Bernini. Che era pur sempre l’artista-feticcio dell’odiato Urbano VIII. La demolizione dei campanili di San Pietro, firmata da Innocenzo X, aveva relegato lo scultore al margine della scena artistica romana. Dopo decenni di predominio assoluto, il re del Barocco veniva scavalcato da altri artisti che entravano a far parte del cerchio magico del nuovo papa.

Sono passati pochi mesi dalla demolizione dei campanili. Ma Gian Lorenzo Bernini, da genio dello stupore qual è, ha pronto il colpo in canna per sbalordire Innocenzo X. L’occasione è troppo ghiotta per non essere sfruttata a pieno.

Le condizioni di luce sono inarrivabili. La posizione del monumento di Urbano VIII è a dir poco perfetta nell’abside della basilica di San Pietro. Quando l’artista fa cadere il velo che copre il monumento, l’entusiasmo degli astanti diventa semplicemente incontenibile.

L’accigliato Innocenzo X rilassa per un attimo la fronte aggrottata. Al cospetto di questa meraviglia, il papa deve arrendersi al superbo talento dello scultore.

In quel preciso momento ha inizio la storia della rivincita di Gian Lorenzo Bernini.

Una difficile risalita

Era bastato poco (si fa per dire) a Gian Lorenzo Bernini per assestare il colpo ad effetto. Una atmosfera rilassata, dove per un attimo era stata seppellita l’ascia di guerra tra le due famiglie. Delle condizioni ambientali perfette e un’opera scultorea a dir poco stupefacente avevano fatto il resto.

L’artista aveva aperto una breccia nel duro cuore del papa. Lo scultore sapeva che non avrebbe ritrovato, almeno per il momento, i fasti dell’epoca dei Barberini. Ma era conscio che da lì in avanti qualcosa si sarebbe mosso. Ed altri prestigiosi incarichi sarebbero piovuti su di lui, pronti per essere aggrediti con la solita e inesauribile vena creativa.

Ma il percorso di rinascita dello scultore era destinato a subire ancora delle battute di arresto prima della definitiva riabilitazione.

In quegli anni, gli sforzi economici e monumentali di Innocenzo X erano tutti concentrati su piazza Navona. Trasformata in una sorta di quartier generale dei Pamphili. Qui sorgeva il palazzo di famiglia, opera degli architetti Girolamo e Carlo Rainaldi. Qui, qualche anno dopo e proprio accanto al palazzo, Borromini portò a termine la ricostruzione della chiesa di Sant’Agnese in Agone. E sempre il Borromini fungeva da “soprintendente” dei vari interventi dei Pamphili. Intervenne direttamente sul palazzo di famiglia. Convogliò l’acquedotto dell’Acqua Vergine verso la piazza. E ideò un primo progetto per la monumentale fontana che avrebbe dovuto svettare magnifica al centro della piazza.

Per la realizzazione di questa fontana, Innocenzo X coinvolse Borromini ed altri artisti in una specie di concorso pubblico. Anche questa volta Gian Lorenzo Bernini non fu invitato. E l’esclusione sembrava essere l’ennesimo affronto al suo talento considerando la sua capacità indiscussa nella progettazione di fontane e giochi d’acqua.

Ma dopo la timida apertura del papa in San Pietro, lo scultore era deciso a non mollare la preda.

Dalle stalle alle stelle

Il fatto di non essere stato invitato direttamente a presentare un progetto per la fontana, non escludeva Gian Lorenzo Bernini automaticamente dai giochi. Ancora una volta avrebbe dovuto fare ciò che gli riusciva meglio: destare meraviglia.

Borromini, il suo acerrimo nemico, partiva nettamente in vantaggio. L’architetto ticinese aveva portato l’Acqua Vergine nella piazza. E sempre lui aveva ideato il programma iconografico di base. Con i quattro fiumi – Nilo, Danubio, Gange e Rio de la Plata – a impersonificare i quattro continenti noti a quel tempo: Africa, Europa, Asia e Americhe.

Ma differenza di altri ispiratissimi progetti – come la chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane – questa volta il suo disegno non impressionava. Alcuni critici sono convinti, addirittura, che il disegno conservato non sia opera di Borromini.

A questo punto della storia bisogna affidarsi ai biografi di Gian Lorenzo Bernini: il Baldinucci e Domenico Bernini. Il fatto che uno dei maggiori biografi dello scultore sia suo figlio potrebbe condurre il racconto su posizioni leggermente faziose. Ma tant’è.

Sembra che il principe Nicolò Ludovisi, marito di una nipote del papa, avesse imposto allo scultore la creazione di un modellino con la fontana. Questo modello – che secondo alcuni venne realizzato in argento – fu posizionato strategicamente in una delle stanze del palazzo di piazza Navona. Il papa, passando di lì, rimase ad ammirarlo per un tempo lunghissimo. E fu proprio in quel momento, a metà del 1647,  che lo scultore risalì definitivamente la china dopo anni di oblio.

Gian Lorenzo Bernini riprese a fare quello che sapeva fare meglio: destare meraviglia. E Innocenzo X, l’anno dopo affidò direttamente a lui l’incarico per la realizzazione della Fontana dei Quattro Fiumi. Con il marcato disappunto del nemico di sempre: quel Francesco Borromini che si vedeva di nuovo scavalcato dall’estro creativo del rivale.

Busto di Innocenzo X eseguito da Gian Lorenzo Bernini#googleimages

La Fontana dei Quattro Fiumi: una breve descrizione

A metà del 1651 – tre anni dopo l’affidamento dell’incarico – la Fontana dei Quattro Fiumi svettava maestosa in piazza Navona.

Monumentalità e fantasia si intrecciavano ancora una volta nell’opera di Gian Lorenzo Bernini. Una imponente roccia di travertino scavata artificialmente, a mo’ di grotta, regge l’obelisco. Alla cui sommità si appoggia serafica la colomba con il ramoscello d’ulivo in bocca, simbolo araldico della famiglia Pamphili.

La roccia/scoglio accoglie le colossali figure di marmo che impersonificano i quattro fiumi, ognuna di esse eseguita da fidati collaborati dell’artista. Il Nilo opera di Jacopoantonio Fancelli, il Danubio di Antonio Raggi, il Gange di Claude Poussin e il Rio de la Plata di Francesco Baratta. I fiumi, che rimandano ai quattro continenti, sono arricchiti da simboli che rappresentano il continente stesso. Il leone e la palma per l’Africa (il Nilo), il cavallo per l’Europa (Danubio), il remo per l’Asia (Gange) e l’armadillo per le Americhe (Rio de la Plata).

L’imponente obelisco in granito, creduto un originale egizio ma in realtà di epoca romana, risaliva all’età di Domiziano. Si trovava nel Circo di Massenzio sull’Appia Antica quando Innocenzo X decise di farlo trasportare a piazza Navona per essere inserito nell’estroso progetto della Fontana dei Quattro Fiumi.

Oltre al travertino, al marmo e al granito – “il materiale” che unifica tutto il disegno è l’acqua. Che con la sua leggerezza e il suo flusso costante e non lineare, sembra quasi smaterializzare una struttura così imponente come la Fontana dei Quattro Fiumi.

Un’artista inarrivabile

Pur se Innocenzo X non fu mai prodigo di incarichi per lui, con il progetto della Fontana dei Quattro Fiumi la carriera di Gian Lorenzo Bernini ripartì alla grande.

Gli anni bui erano ormai alle spalle. Sembrava passata un’eternità da quel infausto 1646. Nel giro di pochissimo tempo lo scultore, con il suo estro creativo e una capacità imprenditoriale fuori dal comune, riuscì a risalire velocemente la china.

Ma il bello doveva ancora venire. Qualche anno dopo al fianco di un altro papa, Gian Lorenzo Bernini riuscì a rinverdire i fasti della sua carriera giovanile. Con Alessandro VII Chigi, l’artista lasciò un segno indelebile nella chiesa di Santa Maria del Popolo. E in altre decine di opere ineguagliabili tra cui ricordiamo, solo per citare le più importanti, la Cattedra di Pietro e il magistrale colonnato di piazza San Pietro in Vaticano.

Gian Lorenzo Bernini ha giganteggiato per oltre 60 anni sulla scena artistica romana, che a quel tempo coincideva con la scena artistica mondiale. Ha contribuito a plasmare il volto di una città che fa delle vestigia barocche una delle sue maggiori caratteristiche. Ha plasmato artisticamente un intero secolo, quel ‘600 che nella mente di tutti è il secolo stesso del Barocco.

Gian Lorenzo Bernini è una fonte ineguagliabile di storie. Storie d’arte, di fantasia e d’ingegno che avremo ancora modo di raccontare sulle pagine di The Arteller.

Ritratto di Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini#google images
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“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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