Le OPERE di CARAVAGGIO a ROMA: parte quinta Giove, Nettuno e Plutone al Casino di Villa Ludovisi

Tiensi ancora in Roma essere di sua mano Giove, Nettuno e Plutone nel Giardino Ludovisi a Porta Pinciana, nel casino che fu del cardinale del Monte, il quale essendo studioso di medicamenti chimici, vi adornò il camerino della sua distilleria, appropriando questi dei a gli elementi colo globo del mondo nel mezzo di loro

Siamo quasi giunti alla meta nel nostro percorso tra le:

  • opere di Caravaggio a Roma.

Abbiamo osservato il pittore maledetto alle prese con la sua vita violenta tra i vicoli del rione Campo Marzio.

E poi finalmente con i pennelli in mano nel ciclo sulla vita di San Matteo nella cappella Contarelli della chiesa di San Luigi dei Francesi.

Nelle tele della cappella Cerasi nella chiesa di Santa Maria del Popolo.

E ancora nella strepitosa Madonna dei Pellegrini nella chiesa di Sant’Agostino.

Oggi abbandoniamo Campo Marzio e ci dirigiamo verso il Casino dell’Aurora, l’unico edificio ancora intatto di quella che fu la spettacolare Villa Ludovisi.

Qui potremo ammirare una delle esecuzioni meno note tra le opere di Caravaggio a Roma. Ma pur sempre incredibile e realizzata con una tecnica inusuale per il pittore lombardo.

Stiamo parlando del dipinto murale noto come:

  • Giove, Nettuno e Plutone

che orna la volta di un camerino del Casino di Villa Ludovisi.

Un lavoro davvero singolare tra le opere di Caravaggio a Roma. Un dipinto che in qualche modo rispecchia le ricerche pseudo-scientifiche del mecenate di Caravaggio.

Un personaggio unico nel suo genere che vale la pena di conoscere da vicino.

Le opere di Caravaggio a Roma: il cardinale Del Monte tra fede, scienza e magia

Roma, un giorno come tanti dell’anno 1599.

I tavolini della distilleria sono stracolmi di alambicchi, fiale di svariate dimensioni, vasi piccoli medi e grandi.

Sugli scaffali – in una miriade di contenitori – si conservano olii, pietre, polveri, schiume, unguenti, solventi, pastiglie, creme e fluidi di ogni tipo.

Piccole nubi di vapore denso si sprigionano dalle ampolle mentre l’aria è carica dell’odore acre delle colle e dei carboni della fornace.

Manca solo il pentolone gigante al centro della stanza e il cappello da mago per completare la scena.

Ma in realtà l’uomo dietro agli alambicchi e alle ampolle porta sulla testa una ben più canonica berretta color porpora. Sì esatto, le stesse berrette indossate dai cardinali della chiesa cattolica romana.

Infatti, l’uomo che si muove tra unguenti e piante medicamentose è Francesco Maria Del Monte, cardinale e “ambasciatore” di Firenze presso la santa sede.

Oggi potrebbe sembrare strano pensare ad un uomo di chiesa alle prese con esperimenti alchemici. Ma all’epoca, gli interessi di un uomo curioso come Del Monte spaziavano a 360° gradi e si proiettavano anche verso territori di confine. Proprio come potevano essere di confine campi come la “scienza” alchemica, la distillazione di farmaci da piante o l’astrologia.

Per questo motivo, il cardinale Del Monte aveva allestito un laboratorio alchemico sia nella sua residenza principale a Palazzo Madama. Sia nella distilleria del Casino dell’Aurora, la sua residenza di campagna nei pressi di porta Pinciana.

Vedremo alla fine dell’articolo come Del Monte non si interessò solo di alchimia ma anche di scienza vera e propria. Entrando a diretto contatto con il più grande scienziato dell’epoca.

E gli interessi del cardinale, al limite tra scienza e magia, influiranno non poco sul dipinto murale eseguito qui dal pittore maledetto. Un unicum tra le opere di Caravaggio a Roma.

Ottavio Leoni Francesco Maria del Monte
Ritratto del Cardinale Del Monte#googleimages

Il dipinto murale di Giove, Nettuno e Plutone: la tecnica pittorica

Il dipinto murale conosciuto con il nome di:

  • Giove, Nettuno e Plutone

è un pezzo più unico che raro tra le opere di Caravaggio a Roma.

Il dipinto murale di "Giove, Nettuno e Plutone"#googleimages

Prima di vedere il curioso soggetto rappresentato, capiamo insieme la singolarità tecnica e pittorica dell’esecuzione.

Caravaggio è un pittore da cavalletto. Le opere di Caravaggio a Roma, ma anche negli altri luoghi dove si conservano suoi dipinti, sono eseguite su tela. Anche opere di grande formato come la Vocazione di San Matteo, alta quasi 3 metri e mezzo, è un olio su tela.

Malgrado i suoi “maestri” come Simone Peterzano e il Cavalier d’Arpino eseguivano anche affreschi – Caravaggio non ha mai dipinto avvalendosi della tecnica dell’affresco.

E l’unico dipinto murale che egli esegue, questo che stiamo ammirando, infatti non è un affresco ma un olio su intonaco.

Malgrado sia Michelangelo Buonarroti la sua fonte d’ispirazione iconografica – come abbiamo visto nelle tele della Cappella Cerasi – l’avversione per l’affresco avvicina Caravaggio di più a Leonardo.

Leonardo dipinge il Cenacolo rifiutando le regole canoniche dell’affresco ma con una tecnica sperimentale che prevede la stesura del colore a secco. In tal modo, la sua pittura murale ha iniziato a deteriorarsi appena terminata. E il Cenacolo – malgrado i tanti restauri nel corso dei secoli – è arrivato decisamente un po’ acciaccato ai giorni nostri.

A differenza del Cenacolo di Leonardo, il dipinto murale del Merisi – un unicum tra le opere di Caravaggio a Roma – si è conservato splendidamente.

Il dipinto murale di Giove, Nettuno e Plutone: la prospettiva

L’altro aspetto molto interessante, di questa esecuzione così singolare tra le opere di Caravaggio a Roma, è l’audace uso della prospettiva.

I detrattori del Merisi hanno spesso puntato il dito sulla poca sapienza utilizzata dal pittore nell’applicazione della prospettiva. Oltre al fatto di non saper utilizzare l’affresco come già visto in precedenza.

Il dipinto murale di Giove, Nettuno e Plutone occupa la volta di un camerino rettangolare stretto e lungo. E qui Caravaggio utilizza in maniera ardita la prospettiva tramite la tecnica del sotto in su.

In tal modo spazza via in un solo colpo tutti i suoi denigratori. La faccenda doveva stare parecchio a cuore al Merisi tant’è che il Bellori, uno dei suoi biografi, non tarda a sottolineare tale disputa.

“Dicesi che il Caravaggio, sentendosi biasimare di non intendere né piani né prospettive, tanto si aiutò collocando li corpi in veduta dal sotto in su che volle contrastare gli scorti più difficili”.

Non è solo l’utilizzo dell’olio sul muro e il sotto in su a rendere questo dipinto murale unico tra le opere di Caravaggio a Roma.

Anche il soggetto fa la sua parte. Un soggetto intimamente legato agli esperimenti alchemici del buon cardinale Del Monte.

Il dipinto murale di Giove, Nettuno e Plutone: il soggetto

Guardiamo ora da vicino il soggetto dell’unico dipinto murale tra le opere di Caravaggio a Roma.

Sullo sfondo di un cielo solcato da nuvole, si staglia al centro una sfera luminosa e traslucida. Da una parte Giove accompagnato dall’aquila mentre tende la mano verso la sfera centrale.

Dall’altra Nettuno (forse un autoritratto di Caravaggio) il dio del mare con il cavallo “marino” dalle zampe palmate. E Plutone, il dio degli inferi, con i genitali in bella vista – scortato da Cerbero il temibile cane a tre teste.

Giove, Nettuno e Plutone, gli dei dell’antichità, rappresentano i tre elementi principali: rispettivamente aria, acqua e terra. In alchimia i tre elementi corrispondo ai tre stati della materia: gassoso, liquido e solido.

Proprio in quegli anni, a detta dello storico dell’arte britannico Andrew Graham-Dixon, si andava affermando una nuova concezione della scienza alchemica. Secondo il filosofo e matematico Girolamo Cardano dal novero degli elementi (originariamente quattro) doveva essere escluso il fuoco.

Il dipinto murale di Caravaggio risente di questa nuova “teoria alchemica” e il Merisi ritrae coerentemente soltanto tre dei quattro elementi. Dando ad ogni elemento le fattezze di un dio dell’antichità.

Mentre Del Monte continuava le sue sperimentazioni alchemiche nella confinante distilleria, il Merisi portava a termine sempre nell’anno 1599 il suo dipinto murale. Che per tecnica e pittorica e soggetto è davvero un unicum tra le opere di Caravaggio a Roma.

Caravaggio, Del Monte e… Galileo Galilei

Mentre Caravaggio eseguiva il dipinto murale di Giove, Nettuno e Plutone nel Casino dell’Aurora, viveva comodamente a Palazzo Madama – residenza principale del cardinale.

Non dimentichiamo che fu proprio Del Monte a “sponsorizzare” il Merisi per l’esecuzione del ciclo di San Matteo nella cappella Contarelli. Realizzato nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a pochi passi da palazzo Madama. Le opere di Caravaggio a Roma ebbero lo slancio definitivo proprio grazie alla protezione del cardinale.

Del Monte era una persona dai mille interessi oltre che un colto e raffinato mecenate. Aveva una biblioteca ricchissima, una raccolta di circa 600 dipinti, collezionava pietre preziose, oggetti antichi e rarità di ogni tipo. Era un esperto di musica nonché amico e protettore di pittori, scrittori e compositori.

La sua curiosità onnivora lo spinse verso le scoperte scientifiche e da qui a travalicare il campo verso l’alchimia e l’astrologia. Non dimentichiamo che il fratello Guidobaldo Del Monte fu matematico ed astronomo di grande fama.

E in questo intreccio familiare che compare la figura del grande scienziato Galileo Galilei, di cui Guidobaldo Del Monte era amico e protettore. Grazie all’intervento del cardinale, uomo di fiducia di Ferdinando de’ Medici granduca di Toscana, Galileo ottenne la “cattedra” di matematica prima a Pisa e poi a Padova.

Un uomo incredibile il cardinale Del Monte. Amante del sapere, a suo agio nelle stanze dei bottoni e intimo di grandiosi personaggi storici come i granduchi di Toscana e Galileo Galilei.

Ma tolti i panni dell’uomo di potere e di sapere, il cardinale Del Monte si divertiva a distillare farmaci nel Casino dell’Aurora tra ampolle e alambicchi. Mentre ammirava estasiato con il naso all’insù l’unico e straordinario dipinto murale tra le opere di Caravaggio a Roma.

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Pablo Picasso

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