L’arco di Costantino e la memoria del miracolo della croce Una vittoria militare ricca di conseguenze storiche e religiose

…nemmeno il protagonista di questi fatti si immaginava quale sarebbe stata la portata delle sue azioni e delle sue scelte…

Oggi vi porteremo alla scoperta di uno dei monumenti più iconici della Roma antica:

  • l’Arco di Costantino.

Si erge a poca distanza dal Colosseo, nella valle tra i colli Palatino e Celio (due dei sette colli dell’antica Roma).

La posizione dell’arco di Costantino, alla fine dell’attuale via di S. Gregorio, non è casuale. Sorge, infatti, su quella strada che un tempo fu un pezzo della via Triumphalis.

Si tratta del percorso che i generali Romani seguivano, attraverso l’antica Roma, durante la celebrazione del loro “trionfo” sulle popolazioni nemiche.

Nel corso del tempo, erano stati molti i condottieri che avevano percorso, con l’indispensabile approvazione del Senato, la via trionfale attraversando la città.

Su una quadriga avevano guidato la parata militare, tra due ali di folla in festa, mostrando prigionieri in catene e tesori di ogni genere sottratti ai nemici.

Tali occasioni erano infatti motivo di giubilo per l’intero popolo che, così, prendeva parte alla gloria e alla potenza di Roma sull’Italia e, poi, sul Mediterraneo intero.

L’arco di Costantino: la battaglia di Ponte Milvio

Roma, 28 ottobre 312 d.C.

Le truppe di Costantino (che controllava le provincie Galliche) si scontrarono con quelle di Massenzio (che controllava l’Italia) a Ponte Milvio, non lontano dal centro di Roma.

Questo confronto era il risultato delle guerre di successione che si erano ripresentate alla morte dell’imperatore Diocleziano.

Questi aveva pacificato l’impero dopo un lungo periodo di lotte fratricide per il controllo del potere (tale periodo è noto storicamente come “anarchia militare”).

Nonostante il minor numero di uomini, Costantino riuscì ad avere la meglio e Massenzio, durante la ritirata, morì annegato nel Tevere.

La chiave di volta per la comprensione dell’arco di Costantino e della vittoria che ha portato alla sua erezione, campeggia nell’iscrizione. Nella terza riga posta sull’attico, si legge: Instinctu divinitatis (per ispirazione della divinità).

Iscrizione Arco di Costantino Roma
Iscrizione sull'attico dell'Arco di Costantino#googleimages

Una vittoria miracolosa

Alla vigilia della battaglia, preso da un forte senso di turbamento, Costantino si era interrogato su quale potesse essere la migliore divinità a cui chiedere protezione.

Visto che le tradizionali divinità pagane avevano spesso deluso i loro fedeli, decise di rivolgersi al dio dei cristiani.

Iniziò così ad invocarlo con la preghiera e all’improvviso un segno divino si manifestò.

In cielo comparve una croce che sovrastava il sole e accanto ad essa la scritta In hoc signo vinces (vincerai con questo segno).

Di fronte a quel prodigio, uno sbigottimento generale pervase l’imperatore e tutto l’esercito, che con lui fu testimone dell’evento miracoloso.

Costantino si interrogò su cosa quell’apparizione potesse significare e, appena addormentato, ne ebbe risposta.

Infatti, in sonno gli apparve Cristo che gli ordinò di realizzare un oggetto che riproducesse il simbolo della croce e di servirsene come protezione nei combattimenti contro i nemici.

Si tratta di una scena celeberrima rappresentata in moltissime opere d’arte come nell’affresco dell’Apparizione della Croce di Giulio Romano (allievo di Raffaello) in Vaticano.

Apparizione della croce Vaticano
"Apparizione della Croce a Costantino" (Musei Vaticani)#googleimages

L’arco di Costantino: alcune considerazioni

Questo evento miracoloso viene descritto da Eusebio di Cesarea, biografo di Costantino.

Al di là del resoconto di Eusebio, alla vigilia della battaglia, Costantino non poteva essere pienamente indirizzato nel riconoscere maggiore importanza alla religione cristiana. Questa, infatti, era ancora minoritaria nell’impero.

Forse, in seguito alla battaglia e vistone l’esito, riconobbe davvero l’intercessione del dio dei cristiani nella sua vittoria. Sicuramente, da questo momento in poi la sua attenzione verso la religione cristiana crebbe sensibilmente.

Infatti, per esempio, Costantino donò a Papa Milziade un’area su cui sarebbe stata edificata la Basilica di S. Giovanni in Laterano, la più antica di Roma.

Promulgò l’Editto di Milano (313 a.C.) che concedeva a tutti i cittadini dell’impero, e quindi anche ai cristiani, maggiore tolleranza nel professare la propria fede.

Indisse e presiedette il primo concilio ecumenico della storia della cristianità (Concilio di Nicea – 325 d.C.).

Inoltre, in punto di morte, Costantino si convertì al cristianesimo ed è per questo ricordato come il primo imperatore cristiano.

A questo punto è doveroso chiedersi se, instinctu divinitatis si riferisse all’apparizione descrittaci da Eusebio. Altra possibilità è che questo passo dell’iscrizione nell’arco di Costantino è solo un rimando generico al “favore divino” di cui l’imperatore godette.

In realtà la scelta di Costantino di rivolgersi al Cristianesimo, al di là dell’evento miracoloso, fu sicuramente dettata dalla nuova situazione politico-economica del suo tempo.

La religione pagana, non era ormai più adatta a quel periodo storico e Costantino comprese tutte le potenzialità della nuova religione cristiana.

Analisi tecnica del monumento

L’arco di Costantino è il più grande arco superstite della Roma antica. Fu completato in tre anni e dedicato il 25 Luglio del 315 d.C. È composto di tre fornici ed è alto quasi 25 metri.

Il monumento è un insieme di parti architettoniche più antiche provenienti da edifici diversi dell’età degli imperatori Traiano, Adriano e Commodo.

Sulla sommità dell’arco di Costantino si trovano le statue di Daci prigionieri che sono dell’età di Traiano. I rilievi quadrangolari posti tra le statue, sono stati realizzati nell’età di Commodo ma rappresentano scene della vita del padre di questi, ossia l’imperatore Marco Aurelio.

Particolare delle statue di Daci prigionieri#googleimages

In basso, all’altezza dei fornici laterali si trovano 4 tondi per lato dell’età adrienea. Questi rappresentano scene di caccia e sacrificio in cui è coinvolto l’imperatore Adriano in persona.

Tutti i ritratti degli imperatori menzionati sono stati rilavorati per rassomigliare a Costantino. Questa è una delle caratteristiche principali dei rilievi posti sull’arco di Costantino.

Gli altri elementi architettonici presenti sono stati realizzati al momento della costruzione dell’arco.

Tra questi si segnalano soprattutto i sei rilievi stretti e lunghi posti sui fornici minori e sui lati corti dell’arco, sotto i tondi adrianei. Essi narrano la storia della campagna militare contro Massenzio.

I tondi di età adrianea#googleimages

Sulla sommità si trovava una quadriga trainata da cavalli, probabilmente in bronzo: restano sul tetto i segni dei fori che servivano per ancorarla al monumento.

Un considerevole numero di rilievi figurati

L’arco di Costantino si caratterizza non soltanto per la mole, ma anche per il numero di rilievi decorativi che lo adornano.

Questo, riflette la trasformazione progressiva dell’arte romana (iniziata alla fine del II sec. d.C. nell’età dell’imperatore Marco Aurelio).

Infatti da questo momento si sviluppa una tendenza che sarà tipica soprattutto del successivo primo Medioevo (definito Alto Medioevo). Qualsiasi spazio disponibile sarà riempito con decorazioni di ogni tipo (è il cosiddetto “Horror Vacui”).

Se si confronta l’arco di Costantino con quelli più antichi come l’arco di Tito sul Palatino (poco distante da questo) ci si accorge a prima vista del diverso numero di rilievi e statue presenti.

L’età di Costantino cade nel periodo storico che si definisce “Tarda Antichità” ossia un periodo di transizione tra l’età Romana ed il Medioevo, compreso tra i secoli IV e VI dell’era moderna.

Nella Tarda Antichità si denota una graduale regressione delle tecniche edilizie ed una semplificazione dei motivi decorativi, così come dei materiali utilizzati.

In generale, le maestranze non risultano specializzate come nei periodi precedenti e si assiste ad un consistente impoverimento delle forme. Infatti, i rilievi, così come le statue, appaiono meno proporzionati, piatti e meno realistici.

Questa trasformazione artistica è ben visibile confrontando il lungo e stretto rilievo che corre tutto intorno l’arco di Costantino con, per esempio, i tondi di età adrianea.

I motivi di questa scelta

Vediamo ora quali sono le motivazioni principali che portarono al reimpiego di rilievi figurati di epoche precedenti.

Sicuramente la possibile minore disponibilità di artigiani e di forza lavoro impiegabili, dovuta anche al contemporaneo calo demografico in tutto l’impero Romano. Si tratta di un altro segno tangibile del cambiamento che caratterizza i secoli della Tarda Antichità.

Inoltre, Roma aveva ormai perso da tempo il suo ruolo di capitale (e che di lì a poco perderà anche formalmente, in favore di Costantinopoli).

Ciò doveva offrire ben poche possibilità artistiche alle botteghe romane e può contribuire a spiegare il ricorso in misura così ampia al reimpiego di arredi decorativi più antichi.

La volontà di collegarsi ideologicamente ai suoi illustri predecessori è la motivazione principale che spinse Costantino a riutilizzare materiali preesistenti.

I rilievi reimpiegati nell’arco di Costantino, infatti, rappresentano i più grandi imperatori della storia di Roma (Traiano, Adriano e Marc’Aurelio). A questi illustri nomi era generalmente associato l’apogeo della civiltà Romana.

arco costantino rilievi età commodo
Particolare dei rilievi dell’età di Commodo#googleimages

Quindi, la rilavorazione di alcune teste di questi imperatori per dargli le fattezze di Costantino, è una chiara associazione a quel periodo di buon governo dell’età d’oro di Roma.

Il solo imperatore che manca alla lista dei più grandi è Augusto, il fondatore dell’impero. Secondo Fausto Zevi, la quadriga che un tempo si trovava alla sommità di questo monumento, proveniva da uno degli archi dedicati ad Augusto (oggi tutti scomparsi).    

Il perfetto stato di conservazione

L’arco di Costantino è perfettamente conservato grazie al suo profondo legame con la cristianità.

Infatti, durante il Medioevo, pratica comune fu la spoliazione dei monumenti dell’antica Roma per ricavarne materiali edilizi.

Questi divennero delle vere e proprie cave di materiali dove i rilievi scultorei, le statue, i capitelli, le colonne, vennero letteralmente fatte a pezzi e fuse.

Ciò avveniva nelle cosiddette “calcaree”, ossia elementari bracieri ricavati scavando una fossa nel terreno.

Tale pratica che oggi inorridirebbe e che sarebbe perseguita dalla legge, era invece consuetudine in qualsiasi città o santuario in disuso del mondo antico.

Le sorti dell’arco di Costantino sono state ben diverse grazie al suo legame con la cristianità.

Gli abitanti di Roma, sin dal momento in cui i primi monumenti antichi furono distrutti e riutilizzati, rispettarono l’arco di Costantino come simbolo e memoria dell’imperatore che aveva dato dignità storica alla religione Cristiana.

Infatti, per i cristiani, non rappresentava un trionfo militare (quello di Costantino su Massenzio) ma una vittoria religiosa (quella della cristianità sul paganesimo).  

Così, l’arco di Costantino restava in piedi e intatto. Allo stesso tempo, la Roma antica (come il vicino Colosseo) veniva piano piano obliterata dai secoli, dalle spoliazioni e dagli eventi.

Una curiosità

La sconfitta di Massenzio è in realtà frutto di un trionfo in una guerra civile.

Secondo antiche regole, una tale vittoria, non avrebbe implicato la possibilità di costruire un arco trionfale perché macchiata con il sangue di altri romani.

Sicuramente, questa regola non era più osservata quando l’arco di Costantino fu costruito perché ormai l’impero era ben diverso da quello dei secoli precedenti.

Ottaviano Augusto (primo imperatore) è l’unico a fare eccezione.  Dopo la vittoria sul cugino Marco Antonio nella battaglia di Azio (31 a.C.), attribuì al suo avversario il ruolo di traditore di Roma.

Così, grazie a questo stratagemma, Marco Antonio non fu più visto come un cittadino di Roma. Agli occhi del popolo e della legge era un nemico della Res Publica.

Quindi la costruzione di un arco trionfale era giustificata (tale arco che si trovava nel Foro Romano è oggi del tutto scomparso). 

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