La CUPOLA di BRUNELLESCHI: una straordinaria impresa architettonica Storia e architettura nel cuore di Firenze

Structura si grande, erta sopra e' cieli, ampla da coprire chon sua ombra tutti e popoli toscani

Ti parlerò oggi di una delle opere architettoniche più ardite di tutti i tempi:

  • la Cupola di Brunelleschi a Firenze

che svetta con la sua imponenza e il suo profilo inconfondibile sulla Cattedrale di S. Maria del Fiore e domina dall’alto l’intera città toscana.

La cupola di Brunelleschi fu portata a termine dal celebre architetto del primo Rinascimento, quel Filippo Brunelleschi che dopo secoli di fallimenti e tentativi andati a male riesce ad ideare lo straordinario tocco finale a copertura del Duomo di Firenze.

Sotto la cupola di Brunelleschi: cronache di una congiura

Domenica 26 aprile 1478.

La Cattedrale di Santa Maria del Fiore è piena all’inverosimile per la celebrazione della messa. I fedeli occupano tutti gli spazi a disposizione all’interno del Duomo cittadino, si spingono acclamanti fino sotto la cupola di Brunelleschi: si respira un’aria di giubilo e di solennità allo stesso tempo.

Ma qualcosa di sinistro aleggia sull’atmosfera sacra.

Un vociare di fondo che si sovrappone alla celebrazione. Strani movimenti di persone che si spostano guardinghi da una parte all’altra della chiesa. Rapidi scambi di oggetti che scompaiono furtivi sotto i mantelli.

Il giubilo sembra lasciar posto alla tensione. Una tensione che per alcuni uomini, disposti strategicamente tra i banchi del Duomo, sale di minuto in minuto con l’approssimarsi della fine della celebrazione sacra.

Ite missa est.

“La messa è finita” è il segnale convenuto degli uomini che per tutto il tempo hanno tramato tra la folla. Alle ultime parole del celebrante, proprio sotto la cupola di Brunelleschi, scoppia il parapiglia.

Bernardo Bandini Baroncelli, senza indugio alcuno, colpisce mortalmente il giovane Giuliano de’ Medici. A quel punto, Francesco de’ Pazzi si scaglia furioso sul corpo di Giuliano sferrando pugnalate alla cieca: in preda ad un forsennato furore omicida il congiurato si colpisce da solo, ferendosi gravemente alla coscia.

Questi sono i primi istanti di cronaca di uno dei complotti più famosi della storia: la Congiura dei Pazzi.

Un complotto che univa una serie di personaggi di primo piano dello scacchiere italiano dell’epoca, dal papa Sisto IV al re di Napoli Ferrante d’Aragona, nella volontà di eliminare fisicamente i Signori di Firenze: i fratelli Lorenzo e Giuliano de’ Medici.

Giuliano de' Medici #googleimages

Lorenzo il Magnifico: dalla salvezza alla vendetta

Nel frattempo, dall’altra parte del coro posto sotto la cupola di Brunelleschi, gli altri congiurati attaccano Lorenzo il Magnifico. Il fratello maggiore di Giuliano viene ferito al collo ma sguaina la spada e insieme alla sua scorta si difende strenuamente.

Bernardo Bandini, sistemato Giuliano, si getta con la stessa determinazione contro Lorenzo. Ma il Magnifico e i suoi sodali, tra cui il celebre poeta Poliziano, si barricano all’interno della sagrestia delle messe.

Mentre la folla scappa concitata dal Duomo, tra i congiurati scoppia il panico. Lorenzo, anche se ferito, è sopravvissuto alle pugnalate dei cospiratori.

I congiurati avevano l’obbligo tassativo di uccidere entrambi i fratelli, Signori di fatto della città di Firenze.

Bandini si dilegua in fretta e furia dalla scena del crimine. Altri congiurati iniziano a declamare la loro innocenza mentre Lorenzo, chiuso come un leone in gabbia nella sagrestia, chiede continuamente notizie dell’amato fratello Giuliano.

Dopo pochi minuti, appurato che i congiurati si sono dispersi, Lorenzo esce dalla sagrestia. I suoi gli risparmiano la vista del corpo martoriato dalle pugnalate di Giuliano, che giace in una pozza di sangue nel coro sotto la cupola di Brunelleschi.

Lorenzo tornato al suo quartier generale, mentre il popolo lo sostiene senza indugio al grido incessante di “Palle! Palle!”, inizia la caccia all’uomo con esecuzioni sommarie dei congiurati.

Lo strano grido di battaglia della folla, quel Palle! Palle!, era un riferimento diretto ai Medici nel cui stemma di famiglia compaiono delle sfere su uno scudo.

I primi ad essere giustiziati sono l’arcivescovo di Pisa Salviati, organizzatore della congiura, e Francesco de’ Pazzi.

Vengono impiccati quasi contemporaneamente alla stessa finestra del Palazzo della Signoria: “Mentre veniva spinto giù, morse il cadavere di Francesco Salviati, e nel momento in cui veniva soffocato dal capestro, con gli occhi spalancati e furiosi, ne azzannava una mammella” (Poliziano).

Bandini fugge lontano. La vendetta di Lorenzo si placherà solo quando riuscirà ad averlo tra le sue mani.

Ma questa è un’altra storia.

La grande incompiuta

La realizzazione del grande tempio fiorentino ha inizio nel 1296 e accompagna per secoli la storia di Firenze.

Nel corso dei decenni, alla guida del cantiere si susseguono “capomastri” di peso come Arnolfo di Cambio e Giotto, solo per citare i nomi più noti.

Oltre un secolo dopo, siamo nel 1412, la Cattedrale è quasi terminata se non fosse per un piccolo dettaglio: manca la cupola.

Considerando le mastodontiche dimensioni del tamburo ottagonale, sul quale deve poggiare la cupola stessa, questa dovrà avere necessariamente dimensioni inusitate: dovrebbe coprire uno spazio di circa 46 metri di diametro.

È qui che si inceppa tutta la macchina costruttiva, per un problema squisitamente tecnico che proverò ad illustrarti di seguito.

Per coprire con una cupola uno spazio così vasto era necessario avere a diposizione delle impalcature di legno (dette centine) proporzionali all’opera da eseguire.

Semplicemente, durante l’ultima parte del ‘300, alcune capacità tecnico-costruttive erano andate perdute. In quel momento storico, non vi erano più falegnami specializzati capaci di costruire delle impalcature così ampie e possenti da poter essere utilizzate come sostegni durante la costruzione della cupola.

Brunelleschi è della partita

Nell’anno 1418, la fabbrica della cattedrale bandisce un concorso per la costruzione della cupola: è necessario intervenire per ovviare a quello che sta diventando un danno di immagine per la città di Firenze.

Al concorso partecipano gli architetti più in vista dell’epoca e Brunelleschi, forte degli studi compiuti sulle cupole romane durante i suoi viaggi giovanili, non può mancare l’appuntamento con la storia.

Il nostro Filippo vince il concorso ma, purtroppo per lui, i notabili della fabbrica gli affiancano Lorenzo Ghiberti, famoso per aver vinto nel 1401 – proprio ai danni di Brunelleschi – il concorso per la realizzazione delle formelle bronzee della porta nord del vicino Battistero.

In ogni caso, Brunelleschi non tollera la presenza del Ghiberti: Filippo vuole essere ricordato per sempre nelle cronache future e non vuole condividere con nessuno tale primato. Non a caso oggi l’opera è conosciuta come la cupola del Brunelleschi.

A partire dal 1425, Ghiberti sarà estromesso dall’incarico e Brunelleschi diventerà l’uomo solo al comando dell’ardita opera architettonica.

Brunelleschi fa l’impresa

Ecco come Filippo Brunelleschi, il primo architetto compiutamente moderno, fece l’impresa.

Dopo la vittoria del concorso, nel 1420 iniziano i lavori per la costruzione di quella che sarà la cupola di Brunelleschi.

Brunelleschi ha fortemente impressa nella mente la lezione appresa sul campo riguardo le cupole autoportanti romane, come quella del Pantheon. Malgrado le suggestioni che provengono dal mondo classico, però, a causa delle notevoli dimensioni da fronteggiare qui, l’architetto non può utilizzare una cupola emisferica, come nel Pantheon, ma partorirà una cupola a sesto acuto, come negli edifici gotici.

Tuttavia, la tecnica costruttiva adottata è propriamente classica e romana perché si basa sostanzialmente sull’idea delle strutture autoportanti.

Della costruzione della cupola

La cupola di Brunelleschi è impostata su un sistema di 8 costoloni verticali che partono dagli angoli del tamburo ottagonale (le fasce bianche convergenti verso l’alto).

Sotto le vele – le superfici rosse tra i costoloni bianchi – sono presenti altri due costoloni minori per un totale di 16 unità. Tutti i costoloni, sia quelli maggiori che quelli minori, sono legati orizzontalmente da anelli concentrici.

Ogni volta che viene chiuso un anello, si passa a quello successivo che è impostato esattamente su quello inferiore. I corsi orizzontali sono autoportanti e quando ne viene terminato uno si procede ordinatamente con quello seguente, fino ad arrivare alla sommità della cupola.

Ad alleggerire ancora di più la cupola di Brunelleschi, concorrono:

  • la struttura a sesto acuto,
  • i mattoni disposti a spina di pesce che chiudono le vele conferendogli il caratteristico colore rossastro,
  • il fatto che in realtà la cupola di Brunelleschi non è piena, ma costituita da due “calotte” separate da un’intercapedine (naturalmente noi vediamo quella esterna ma all’interno, tramite dei cunicoli, è possibile osservare anche quella nascosta).

Nel 1434, ad opera quasi ultimata, succede l’irreparabile: Brunelleschi viene incarcerato perché si era rifiutato di pagare le tasse alla corporazione a cui apparteneva: l’Arte de’ maestri di pietra e legnami.

La potentissima organizzazione del capitolo del Duomo interviene senza indugio in suo favore e nel giro di una decina di giorni l’architetto torna libero pronto a compiere il rush finale.

Dopo sedici anni di lavori, nel 1436 la cupola di Brunelleschi viene finalmente terminata.

Sono stati anni difficili per l’architetto. Filippo non solo ha ideato questa meraviglia architettonica ma ha anche progettato tutto il sistema di colossali macchine e gru necessarie per portare a compimento la sua cupola.

Non finisce qua: la lanterna

Nel 1436, terminata la cupola si apre immediatamente un altro problema: i costoloni, che convergono verso l’anello superiore di sei metri di diametro, per la concentrazione delle spinte strutturali tendono a “spanciare” verso l’esterno.

Per ovviare a questa cosa, era necessario chiudere l’anello superiore con un artificio. Fu quindi bandito un nuovo concorso per la realizzazione di una “macchina decorativa” che fu vinto senza batter ciglio dal nostro architetto.

La lanterna, molto pesante e molto elaborata, funge da “tappo”: chiudendo l’anello superiore, permette di dissipare le notevoli spinte strutturali che si concentrano nella parte terminale della cupola di Brunelleschi.

I lavori per la costruzione e la messa in opera della lanterna, iniziarono però solo nel 1446 alcuni mesi prima della morte di Brunelleschi. Michelozzo, architetto e aiuto di Filippo, portò a termine i lavori rimanendo fedelissimo anche nei minimi dettagli ai disegni e alle istruzioni del maestro.

Un po’ di numeri

Per capire fino in fondo la complessità della costruzione di questa opera e l’enormità della stessa, ti riporto per pura curiosità alcuni numeri esemplari:

  • la cupola ha la propria base a circa 54 metri da terra,
  • ha una altezza di circa 35 metri,
  • ha un peso di circa 37.000 tonnellate,
  • solo la lanterna superiore, palla di rame compresa, ha una altezza di circa 22 metri.

I numeri impressionanti, più di ogni altra cosa, sottolineano la straordinaria impresa architettonica della cupola di Brunelleschi.

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