“Estremo baluardo dell’impero romano, capitale dei regni barbarici, dell’esarcato bizantino e del regno italico medievale, quest’insigne città contempera diversi stili, dal tardo romano e dal paleocristiano al bizantino e al protoromanico del palazzo di Teodorico, al romanico, al gotico, al gotico veneziano, senza contare i segni delle civiltà più recenti”
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Andiamo alla scoperta di una città che per secoli è stato il centro nevralgico della storia italiana ed europea, occidentale ed orientale:
- Ravenna
dapprima capitale dell’Impero romano di Occidente, in seguito fulcro dei primi regni barbarici e infine sede dell’esarcato bizantino (cioè l’apparato amministrativo tramite cui da Costantinopoli si governavano i territori italiani).
Tre momenti diversi in cui Ravenna è il centro del potere, tre periodi raccolti in circa due secoli – siamo nel V e nel VI secolo d.C. – in cui la città viene disseminata di mirabili architetture, portentosi monumenti e splendidi mosaici.
Ciascuna delle tre epoche lascia in eredità opere eccelse. E oggi voglio parlarti proprio di tre monumenti, uno per ciascun di questi incredibili periodi storici:
- l’edificio funebre di Galla Placidia, sorella dell’Imperatore d’Occidente,
- il mausoleo del re barbaro Teodorico,
- e la chiesa del nuovo gusto bizantino.
Proprio all’interno dell’ultima architettura potremo ammirare un mosaico bellissimo che narra in maniera sublime un fatto che in realtà… non è mai avvenuto!
Il Mausoleo di Galla Placidia
Siamo in un tempo molto lontano da noi.
Nell’anno 395 d.C. muore Teodosio, l’ultimo imperatore “unitario” di Roma.
L’Impero viene diviso tra i suoi due figli: l’Oriente ad Arcadio e l’Occidente ad Onorio.
Già da tempo Roma non è più la capitale dell’Impero.
Nell’anno 402 d.C., Onorio trasferisce la capitale dell’Impero Romano d’Occidente da Milano a Ravenna, segnando in tal modo la fortuna storica ed artistica di questa meravigliosa città.
Il primo monumento di cui ti parlerò in questo articolo è l’edificio funebre della sorella di Onorio:
- il Mausoleo di Galla Placidia.
Galla Placidia era quindi la figlia di Teodosio, ultimo imperatore unitario, sorella di Onorio, primo imperatore d’Occidente, e madre di Valentiniano III, futuro imperatore d’Occidente: una figura centrale nello scacchiere politico dell’epoca considerando che per anni – mentre il figlio cresceva – fu la reggente dell’Impero.
Il Mausoleo è una costruzione piuttosto piccola ma di una infinita grazia architettonica, caratterizzata da un interessante contrasto tra l’esterno e l’interno.
All’esterno, questa architettura commemorativa è l’esaltazione di una semplicità assoluta, squadrata e rigorosa.
Interamente rivestita da mattoni a faccia vista, gli unici elementi vagamente decorativi sono le arcate cieche che scandiscono il paramento murario.
All’interno, però, il Mausoleo cambia radicalmente.
Ogni centimetro quadrato è occupato da scintillanti mosaici, dove predominano le tonalità del blu e del verde.
Lo spazio interno è completamente sublimato dalla decorazione musiva, il cui splendore ti estrania dalla realtà e ti conduce verso una vera e propria esperienza mistica.
Alza lo sguardo per ammirare la decorazione della cupola: su uno sfondo blu intenso campeggia al centro una croce splendente, attorniata da una serie innumerevole di stelle dorate e vegliata dai simboli dei quattro evangelisti, posti agli angoli.
Il Mausoleo di Teodorico
Nel mitico anno 476 d.C., il barbaro Odoacre depone Romolo Augustolo, ultimo imperatore d’Occidente.
Qualche anno dopo è un altro barbaro a prendere il potere: Teodorico – re degli Ostrogoti – che nel 488 d.C. sconfigge Odoacre ed instaura un regno romano-barbarico sempre con base a Ravenna.
I nuovi barbari di Teodorico sono cristiani, ma non si conformano alle direttive della chiesa romana: sono devoti agli insegnamenti del vescovo Ario, che qualche anno prima aveva negato che Padre e Figlio fossero la stessa cosa.
Condannato nel consiglio di Nicea del 325 d.C., l’arianesimo aveva trovato spazio tra i barbari convertiti al cristianesimo e a Ravenna si conservano ancora oggi strutture religiose che rimandano a quella dottrina, come il famoso Battistero degli Ariani.
Senza dubbio, i barbari erano portatori di culture e suggestioni diverse da quelle imperiali, anche se seppero riutilizzare nel migliore dei modi le tecniche costruttive tipiche romane.
Questa compresenza di culture diverse è particolarmente evidente nel monumento più famoso di questa età di mezzo:
- il Mausoleo di Teodorico,
monumento funebre che il re barbaro fece costruire per ospitare le sue spoglie mortali.
Dimentichiamoci i semplici e delicati mattoncini del Mausoleo di Galla Placidia; qui predomina la pietra d’Istria, bianca e massiccia.
Il mausoleo è costituto da tre pezzi principali:
- il basamento a dieci lati,
- il corpo principale, sempre a dieci lati, che si innalza sul basamento e termina con un basso tamburo,
- la cupola, costituita da un unico blocco di pietra.
Alcune modalità costruttive sono quelle usuali del mondo romano ma le rarefatte e geometriche decorazioni che troviamo sul Mausoleo sono un elemento nuovo che la tradizione architettonica romana sicuramente non conosceva.
Mi riferisco in particolare alla decorazione a tenaglia che corre lungo tutta la fascia inferiore della cupola e che trova forti analogie negli ornamenti tipici dell’oreficeria barbarica dell’epoca.

La Basilica di S. Vitale
Ed eccoci alla terza costruzione, e dunque al terzo momento di gloria che la città di Ravenna visse in quei secoli.
Siamo nel VI secolo d.C. e Giustiniano – imperatore d’Oriente – decide di riprendersi le terre italiane in mano agli Ostrogoti.
Esplode la guerra gotico-bizantina, e intorno alla metà del VI secolo d.C. le truppe orientali conquistano Ravenna: viene fondato l’Esarcato.
Il monumento simbolo del nuovo dominio bizantino è senza dubbio:
- la Basilica di S. Vitale
sublime architettura religiosa a pianta centrale, nei cui spazi interni – a scala ridotta – risuonano le suggestioni dell’immensa Santa Sofia a Costantinopoli.
Prima di parlare del mosaico molto particolare che si cela all’interno della chiesa, voglio darti qualche breve indicazione sull’esterno e sulla pianta della basilica.
All’esterno della chiesa, ritroviamo la semplicità del Mausoleo di Galla Placidia: il ripetersi continuo dei mattoni a faccia vista, l’incastro di figure geometriche elementari.
Studiando la pianta dell’edificio è possibile ammirare la bellezza dello spazio centrale:
- l’ottagono esterno,
- l’ottagono interno su cui si aprono a corona sette esedre (piccoli spazi semicircolari),
- la cupola che copre l’ottagono interno,
- l’abside che si apre sull’ottavo lato dell’ottagono interno proprio di fronte l’ingresso principale.
Ed è proprio nell’abside che si conserva il nostro mosaico. Scopriamolo entrando nella Basilica.
L’interno sbalordisce per le decorazioni scintillanti ed i meravigliosi mosaici che anche qui coprono buona parte delle pareti interne.
Alla fine del profondo abside, trattato col tipico fondo oro, si scorge il Cristo Redentore seduto sul globo e attorniato dagli Arcangeli Michele e Gabriele, da S. Vitale a cui Gesù porge la corona del martirio e il vescovo Ecclesio che regge in mano un modellino della basilica stessa.
Sui lati dell’abside sono raffigurate due spettacolari processioni, ambientate nel giorno della consacrazione della basilica con i regnanti bizantini che offrono rispettivamente il pane ed il vino:
- da un lato l’imperatore Giustiniano ed il suo seguito,
- dall’altro l’imperatrice Teodora – moglie di Giustiniano – con la sua corte.
Ma c’è un retroscena curioso dietro la raffigurazione di questi mosaici: le due processioni sono un vero e proprio… falso storico.
L’imperatore Giustiniano e sua moglie Teodora – rappresentati durante la celebrazione inaugurale della basilica mentre portano il pane ed il vino nel momento saliente dell’eucarestia – in realtà non si recarono mai a Ravenna durante la loro vita, men che meno il giorno della inaugurazione di San Vitale.
Per quanto concerne gli elementi stilistici e formali, va detto che questi meravigliosi mosaici sono l’emblema della stessa arte bizantina perché ne riassumono i tratti essenziali come l’accentuata bidimensionalità, il fondo oro, l’assenza di un piano di appoggio, i materiali preziosi delle vesti e degli ornamenti.
Come in San Vitale, anche in molte altre chiese di Ravenna di questi secoli si percepisce il contrasto tra l’esterno semplice e quasi severo e gli sfavillanti mosaici interni.
E questa caratteristica non è sfuggita agli attenti viaggiatori e narratori del passato:
“La bellezza di Ravenna è soprattutto una bellezza criptica, di affascinanti interni. In nessun luogo del mondo, nemmeno in Oriente, l’arte del mosaico si spiega in un ciclo così completo e con tale perfezione” (Guido Piovene).